Ci si deve soffermare a chiederci cosa stiamo facendo del nostro futuro, dove vogliamo andare e cosa vogliamo essere.
Siamo stati creati da Dio per eccellere, nel suo nome, in ogni campo, senza montarsi la testa ma lavorando sodo per fare della Terra il Regno di Bellezza e Grazia che le scritture hanno indicato.
Il popolo di Dio doveva risiedere in un luogo ove scendono latte e miele.
La realtà odierna è ben lontana dalle promesse.
Non certo per colpa dell'Onnipotente, quanto per demerito nostro, che abbiamo perso ogni lume di finalità sacra che ci era stata data
Quel che vorrei proporre è il ritorno ad un esempio di uomo, che domani vedrà festeggiatoil suo nome.
San Giuseppe.
Avere dei punti di riferimento nella vita è fondamentale, e questo grande Santo fu il punto di riferimento del Salvatore, del Figlio di Dio.
Da lui imparà a credere nella realtà dura del lavoro unita ad una fede ferrea che gli ha permesso di sfidare le consuetudini del tempo.
San Giuseppe è un modello per tutti.
Prima perchè ha accolto un bambino non suo, dandogli la discendenza davidica del messia.
Secondariamente, perchè con il sudore della sua fronte lo ha nutrito.
Dulcis in fundo, cosa più importante, ha creduto che con l'aiuto di Dio tutto è possibile.
Per avere il mondo e l'uomo nuovo dobbiamo smettere di nicchiare, di non fare niente se non parlare a vanvera, e metterci a lavorare sodo per un esistenza migliore
San Giuseppe ha salvato dalla morte prematura Gesù, e non ha esitato a sfidare la sorte in Egitto pur di fare ciò che è nei piani di Dio.
E' stato scelto, come lo siamo noi tutti, per un grande progetto, e non si è tirato indietro.
Cerchiamo di fare tesoro di simili esempi e crediamo di più nel domani
LA GIUSTIZIA
martedì 18 marzo 2014
lunedì 10 marzo 2014
Gratuità degli asili nido e incentivi per aiutare l'imprenditoria delle mamme in casa
Tempo fa mi era capitato di imbattermi nel progetto delle tagsmutter.
Le donne erano incentivate a portare avanti il lavoro di aiuto per le donne che lavorano e devono lasciare i figli a casa.
Dove è finito?
Perchè non si è valorizzata la risorsa che le mamme di paese possono offrire, facendo in modo che sempre più persone possano affidare le proprie creature a soggetti qualificati.
Credo sia dovrebbe realizzare una rete, sponsorizzata dal comune, di mamme che aiutano le altre a tenere i piccoli.
Molte sono infatti le famiglie che lasciano il proprio pargolo ai nonni, i quali molto spesso possono avere una certa età per cui non riescono a vedere del frugoletto.
E' da finanziare una attività per cui gli asili nido possano essere gratuiti
Le donne erano incentivate a portare avanti il lavoro di aiuto per le donne che lavorano e devono lasciare i figli a casa.
Dove è finito?
Perchè non si è valorizzata la risorsa che le mamme di paese possono offrire, facendo in modo che sempre più persone possano affidare le proprie creature a soggetti qualificati.
Credo sia dovrebbe realizzare una rete, sponsorizzata dal comune, di mamme che aiutano le altre a tenere i piccoli.
Molte sono infatti le famiglie che lasciano il proprio pargolo ai nonni, i quali molto spesso possono avere una certa età per cui non riescono a vedere del frugoletto.
E' da finanziare una attività per cui gli asili nido possano essere gratuiti
mercoledì 5 marzo 2014
L'INGIUSTIZIA IN TRIBUNALE.QUANDO NON SI TROVA GIUSTIZIA
Sono Lirussi Pamela, praticante avvocato a Udine presso lo
studio Turco.
Durante la mia collaborazione professionale con l’avvocato
Giuseppe Turco mi è capitato di avere tra le mani del materiale molto
interessante riguardante i poteri forti che governano il Paese, che dimostrano
come a tutti i livelli siamo ormai controllati da forze superiori a noi.
Non importa il tuo grado di istruzione.
Non importa il tuo grado di professionalità.
Non importa a chi ti appelli.
LORO sono sempre lì ad aspettare per POSSEDERTI.
Per avere tutto di te: dignità, professione, PENSIERO.
Con il consenso dell’interessato, l’avvocato presso cui
svolgo la mia attività professionale, ho deciso di scrivere sulla rete quanto è
successo, al fine di dare testimonianza e coraggio a chi si sente preso nelle
maglie della massoneria e del falso perbenismo.
La storia affonda le proprie radici nel 2012, quando durante
una riunione aperta al pubblico della Lega Nord a Trieste il dottor Paolo
Polidori parla di MASSONERIA E DI POTERE OCCULTO DELLE BANCHE.
Più specificatamente, il dottor Polidori entra nel vivo
della vicenda, affermando che l’Italia è nelle mani di un sistema GIUDAICO
MASSONICO e che Monti, allora presidente del Consiglio italiano, null’altro
fosse che un fantoccio nelle mani di Golden
Sacks, la più grande banca del mondo in mano ai giudei.
Il giorno successivo partono le richieste, del tutto
arbitrali, di scuse da parte della Comunità ebraica.
Viene con decisione respinta la richiesta di scuse, posto
che si ribadisce come il mondo sia anche nelle mani di poteri giudaico
massoniche.
Da qui parte la denuncia per istigazione all’odio raziale.
Fin dalle prime battute l’avvocato Turco vuole mettere in
chiaro che non si tratta di uno scherzo ma di mondo reale, ed eccepisce come la
querela presentata dall’avvocato della comunità ebraica, l’avvocato A.Kostoris
non è stata autenticata, ma solo siglata dal legale, caducando in questo modo
la querela attraverso l’eccezione di improcedibilità.
Premettiamo che a redigere tale querela l’avvocato stesso si
era professato un fiero appartenente alla etnia ebraica. Io personalmente
ammiro molto gli ebrei perché sono un popolo che ha saputo più volte risalire
la china. Non si sono mai arresi e hanno fatto in modo che il mondo credesse in
loro e nelle loro capacità.
La bufera è esplosa quando l’avvocato Turco ha detto al
giudice “ L’ebreo querelante non ha
siglato l’atto”.
L’avvocato Kostoris non era in aula.
Ciò nonostante, neanche vi fosse qualcosa di male ad essere
così chiamato, egli si è sentito risentito dalle parole dell’avvocato. Ha
presentato un esposto all’ordine e – sembra –una querela in procura.
Dell’ultima parte in realtà non si è sicuri, posto che nel
certificato 335 c.p.p. dei carichi pendenti sulla persona dell’avv. Turco non
riferisce in merito.
Vi è un iscrizione come indagato di odio e discriminazione
raziale, ma non viene esplicitato se su impulso di parte o su richiesta del p.m
presente in aula il giorno dell’udienza, il 25.11.13.
Come si inserisce la massoneria e lo schiacciamento dell’identità
delle singole persone in tutto questo?
Attraverso una nota testata triestina, IL PICCOLO DI
TRIESTE.
Attraverso una fame per il sensazionalismo e per la caccia
alle streghe.
Tre articoli nel giro di 15 giorni che si riferiscono
all’accaduto.
Il primo il 26.11.13 “Kostoris definito in aula ebreo da un
collega. Un esposto”.
Il secondo il 27.11.13”
L’avvocato Kostoris querela il collega Turco
Dopo l’esposto all’Ordine, anche l’azione legale per
violazione della legge sulla discriminazione razziale”
Il terzo il 10dicembre del 2013 dello stesso tenore.
In tutti i casi è palese un accanimento mediatico
sulla questione.
La lesione della reputazione dell’avvocato Turco è
palese: viene messo sotto accusa per aver usato quel sostantivo, che diventa epiteto
per il popolo.
Le fonti cui il Piccolo si riporta non sono
attendibili, risultano di parte e cercano di screditare un professionista nello
svolgimento del proprio lavoro.
E’ una caccia al sensazionalismo, allo scoop a tutti i
costi.
E’ palese che si vuole distogliere l’attenzione dai
problemi veri, da ciò che c’è dietro.
Il processo va avanti ma la relazione tra l’avvocato e
l’assistito prende una brutta strada: ci sono pressioni, la paura di avere a
che fare con qualche cosa di impalpabile e di gigantesco che si è messo in moto
per schiacciare e demolire la dignità di imputato e di difensore.
L’avvocato Turco non ci sta e chiede una rettifica al
giornale. Non vuole scusarsi per quello
che ha detto, vuole far capire al lettore che le cose stanno molto diversamente
da quello che la stampa vuole far credere.
C’è rispetto del proprio avversario nelle parole che
l’avvocato vuole far pubblicare.
C’è necessità di far vedere che le cose non stanno
come sono state paventate.
La lesione della dignità forense del professionista
sta nell’essere stato accusato e processato mediaticamente prima del tempo per
un sostantivo che sembra dover essere usato esclusivamente come epiteto e no
come mero nome.
Il giornale anziché dare il diritto di rettifica
dedica un trafiletto nella rubrica segnalazioni il giorno 27.11.13.
In realtà la vicenda si era svolta sulle pagine de
“Trieste cronaca”, quindi il diritto di replica secondo legge avrebbe dovuto
estrinsecarsi sulle stesse pagine.
In data 27.11.13 l’avvocato chiede il diritto di
replica per quanto apparso in quella giornata sulla testata. Ugualmente lo fa
dopo il terzo attacco in dicembre 2013.
Le richieste rimangono lettera morta.
Al fine di tutelare la propria immagine, lesa anche
dal fatto che sul Web circola la notizia
divulgata da diverse fonti di parte che accusano l’avvocato Turco di
antisemitismo, l’avvocato Turco si rivolge al giudice attraverso una istanza
d’urgenza ex art 700c.p.c
La risposta del Giudice, dott.ssa Fanelli, è negativa.
Anziché ammettere il diritto di replica rigetta
l’istanza una prima volta, dichiarando fumosamente che latente nello scritto di
replica ci sarebbe un disprezzo per la controparte ebraica.
Il suo verdetto viene avvalorato dal Collegio, che in
seconda istanza viene chiamato a decidere sul reclamo.
Vorrei porre l’attenzione del lettore, in particolare,
sulla lettera del secondo ricorso d’urgenza, anch’esso rigettato, in relazione
al secondo diritto di replica, datato dicembre 2013, in cui l’avvocato Turco
ribadiva con forza la sua estraneità all’accusa di razzismo.
In tale sede, si produceva, così come era stato
prodotto in appello per la prima violazione, un corposo scritto difensivo in
cui si faceva l’analisi logica della propria richiesta di rettifica, al fine di
dimostrare che non vi fossero secondi fini nella richiesta stessa, e che essa
fosse dettata da un desiderio di spiegare come “ebreo” fosse da intender come
sostantivo e non come epiteto.
Nell’ordinanza della dottoressa Fanelli, pur dando in
primo acchito nota del fatto che l’articolo reclamato dall’avvocato “recherebbe
la rilevante novità della querela- denuncia alla Procura della Repubblica a
carico del ricorrente per violazione della legge sulla discriminazione
razziale”, d’altro canto fumosamente riferisce che l’avvocato Turco non
mirerebbe ad una rettifica in senso proprio, ma ad altro.
Riferisce l’ordinanza che non sia dato scorgere quali
siano gli atti, pensieri, affermazioni a lui attribuiti ritenuti offensivi per
la propria reputazione, ovvero in cosa sia consistita la lesione, a parte una
generica e astratta affermazione di principio.
In realtà la dottoressa Fanelli simula di non capire
come la lesione della dignità sia in re ipsa, ossia nella stessa realtà di
essere dalla testata giornalistica additato come razzista, quasi una condanna
prima che ci sia stata una sentenza, senza un contradditorio tra le parti.
Si legge ancora che il Piccolo avrebbe semplicemente
riportato fatti processuali, senza schierarsi.
Ciò non è vero, perché in realtà la testata
giornalistica, alla ricerca del sensazionalismo, non si premura di assicurarsi
che le situazioni descritte corrispondano a realtà.
Infatti, ci si attiene alle semplici dichiarazioni di
una parte, senza dare all’altra la possibilità di difendersi e lasciandola
nell’onta di una si grave affermazione.
L’ordinanza in questione, continua, indica che in
realtà l’avvocato Turco altro non vorrebbe che una “orgogliosa auto- difesa o
giustificazione o precisazione, (se non addirittura, in senso rafforzativo al
là dei proclami di intenti di neutralità, tanto da reiterare concetti quali…) “
e “ al contempo valorizzando ed accentuando, con particolare enfasi, se non
disprezzo, la propria diversa appartenenza al popolo friulano, di fede
religiosa in Cristo”
Ciò che la giudice intende imbavagliare è un grande
diritto all’identità , che non preclude la diversità ma che la valorizza.
Sembra non vi sia più il diritto di manifestare
rispetto per l’avversario attraverso una fiera opposizione di culture, ma che
per non essere accusati di razzismo si debba tutti uniformarsi ai dettami del
benpensante.
Ciò è inadeguato per un pensiero democratico che si
possa chiamare tale.
A finire, la giudice afferma che il testo contenuto
nella richiesta di rettifica si a sua volta suscettibile di incriminazione
penale e che dunque sia da estromettere dall’applicazione dell’art di legge
sulla stampa.
Ciò non è conforme a verità, posto che nello scritto
si sosteneva semplicemente le ragioni per cui chiamare una persona “ebreo” non
fosse in senso dispregiativo.
Ci si chiede come mai in denuncia querela l’avvocato
Kostoris possa dire di se stesso di essere un ebreo, mentre la controparte se
utilizza lo stesso termine deve essere necessariamente inteso come epiteto di
scherno.
E’ facile per il potere della magistratura fermare la
presa di posizione di dignità di una persona bloccando un testo semplicemente
dicendo che il contenuto è passibile di incriminazione penale SENZA DARE
SPIEGAZIONI SULLA FATTISPECIE PENALE CHE ANDREBBE PREFIGURANDOSI.
Si giustifica la giudice dicendo che nello scritto ci
sarebbe un “verosimile carattere almeno astrattamente diffamatorio, o forse di
più o meno velata istigazione all’odio e alla discriminazione raziale” e ancora
“ non senza ancora una volta evidenziare il tono generale non solo di neutrale
distacco, bensì di disprezzo, se non di altera superiorità, di cui appare
permeato tutto lo scritto”
Quello che ho riportato in virgolette non appare
essere una razionale ed oggettiva motivazione della decisione presa, ma in
realtà invece una mera presa di posizione soggettiva.
Come il giudice la pensa secondo la propria soggettiva
sensibilità, che non è quella generale così come emerge dalla lettera della
richiesta di rettifica.
In una parola il testo della ordinanza è una
soggettiva presa di posizione come essere umano da parte di un soggetto che
dovrebbe essere imparziale, ed applicare la legge.
Infatti, come non notare che dal testo dell’ordinanza,
che non verrà purtroppo impugnata, trasale come la pensa il giudice – persona
fisica, del tutto avulsa dal dato soggettivo della lettera del testo sottoposto
alla attenzione del Tribunale.
Alla fine della fiera i poteri forti e
sensazionalistici che stanno dietro alla realtà, manipolandola anziché
lasciandola libera da intralci che la schiavizzano, ha avuto la meglio.
Il lettore medio non saprà mai che cosa c’era dietro
quella parola, ma si immaginerà –e continuerà a farlo, visto che il contenuto
degli articoli incriminati continuerà a circolare su internet – che il
sostantivo “ebreo” sia indice sempre e comunque di dispregio di un popolo.
Se il giudice avesse letto correttamente il contenuto
dei corposi ricorsi, si sarebbe resa conto che l’imbavagliamento del pensiero
porta lo stesso verso un senso unico di intesa, a discapito di chi non ha mezzi
per farsi valere, e sempre senza guardare in faccia alla credibilità lesa.
Questa ordinanza ha reso un cittadino schiavo dei
poteri mediatici forti e del sensazionalismo.
Ci sarà mai un posto dove il comune mortale può far
valere la propria dignità e il proprio diritto a non farsi infangare la propria
reputazione?
Non è dato saperlo.
martedì 4 marzo 2014
ABORTO PROCURATO: ODIOSO CRIMINE CONTRO L’UMANITA’ E IMMENSA STRAGE DEGLI INNOCENTI (avv. Luca Campanotto)
ABORTO PROCURATO:
ODIOSO CRIMINE CONTRO L’UMANITÀ E IMMENSA STRAGE DEGLI INNOCENTI
Rivignano, 29 Settembre 2012
Avv. Luca Campanotto
«Se gli uomini rimanessero incinti, l’aborto sarebbe un sacramento.» cit.
Ogni buona confutazione deve necessariamente partire dalle fallaci parole dell’Avversario.
Questa
breve e significativa citazione delle parole uscite (o fatte uscire)
dalla bocca di un’anima persa, della quale bisogna avere solamente molta
compassione, ben testimonia quanto questa delicatissima problematica,
relativa alla stessa natura e dignità dell’uomo (ovviamente nel senso di
homo, quale persona umana, e non certo di vir, maschio, o mulier,
donna), ultimamente sia stata del tutto impropriamente caricata ad
arte, in maniera davvero luciferina (molto sottile; tendente alla
contrapposizione; tendente all’autodistruzione), per effetto di
pesantissime strumentalizzazioni anche mediatiche, spesso di carattere
sessista o confessionale.
La vita umana è il bene sommo, il diritto dei diritti, la fonte stessa di tutti gli altri diritti fondamentali.
Senza vita, non c’è nemmeno esistenza, e tutti gli altri beni non vengono nemmeno in rilievo.
Ogni
vita è vita, sempre e comunque; non ha senso parlare di qualità; e
comunque è sempre meglio una vita limitata piuttosto che la
soppressione.
Nel
momento in cui la vita umana perde il suo ineludibile carattere di
assoluta indisponibilità, si apre la possibilità della prevaricazione
della maggioranza o del più forte sulla minoranza o sul più debole.
Tutti
gli abortisti sono diventati tali dopo essersi visti riconoscere dalla
generazione precedente quello stesso diritto a nascere che ora
vorrebbero negare alla generazione seguente.
Uno Stato che viola il diritto alla vita non merita di esercitare la propria sovranità.
Le leggi ingiuste sono radicalmente nulle e ogni coscienza è chiamata alla resistenza, o quantomeno all’obiezione.
La
stessa natura umana, la stessa dignità della donna, la stessa pace
sociale sono letteralmente sconvolte dal forcipe della morte (o dai più
recenti pesticidi umani) spintisi fino a violare deliberatamente il
tabernacolo della vita.
La vita non è né maschile né femminile. La vita è un prius,
un antecedente, anche rispetto al sesso (inteso come genere e
carattere). La vita è vita ed è sempre e comunque un valore in sé e per
sé.
La vita non è né cattolica né non-cattolica né anti-cattolica. La vita è un prius,
un antecedente, anche rispetto alla fede, alla confessione, alla
religione. L’incommensurabile valore della vita è ben comprensibile
anche su un piano meramente razionale.
Grazie
a Dio, c’è chi si oppone visceralmente all’aborto procurato anche sulla
base di argomenti meramente razionali, in una prospettiva
aconfessionale e asessista: www.abortoeragione.it
Ritengo
parimenti utile anche un iniziale approfondimento di carattere storico,
poiché spesso non viene posta in adeguata evidenza l’origine
intrinsecamente totalitaria e autoritaria della legalizzazione
dell’aborto procurato, avvenuta per la prima volta in Russia ad opera
del regime marxista-leninista nel 1917 subito dopo la Rivoluzione
d’Ottobre e introdotta anche nella Germania del 1936 solamente pochi
anni dopo la definitiva presa del potere da parte della dittatura
nazista. Solo successivamente, dopo la Seconda Guerra Mondiale, la
pratica abortiva di Stato viene introdotta per legge anche in altri
Paesi. All’U.R.S.S. si adeguano Cina, Stati satelliti europei, persino
regimi sì di ispirazione comunista ma non allineati, come quello della
Jugoslavia di Tito. Nei Paesi occidentali cosiddetti “liberi”, l’aborto
procurato viene legalizzato per una via a ben guardare non molto
dissimile, visto che in Occidente tutto è partito dall’Inghilterra, che
fin dagli anni trenta (quando qualche inglese destrorso aveva ancora
degli spazi politici per coltivare simpatie naziste) risultava tutta
pervasa dal delirio edonistico ed eugenetico di Aldous Huxley,
diffusissimo assieme al suo romanzo sul cosiddetto “mondo nuovo”, di
derivazione darwinista e materialista, con sorprendenti affinità
naziste, naturalmente innestato sul classico sostrato di
secolarizzazione protestante visceralmente anticattolico tipico dei
Paesi anglosassoni, per i quali l’Abortion Act
inglese del 1967 costituirà un riferimento anche “giuridico” ben presto
emulato in tutto l’Occidente controllato dalle più varie massonerie,
prima negli Stati Uniti (famosa sentenza Roe vs. Wade
del 1973), poi in Francia (1974), infine, gradualmente, in tutti i
Paesi dell’attuale Unione Europea, tra cui l’Italia (e con la L. 194/78
non è stata affatto l’ultima). A mio avviso, non è un caso che invece la
Germania sia rientrata nel club degli Stati abortisti molti anni dopo
rispetto all’Italia, solamente nel 1992, con grande tormento interiore e
continui tentativi di rimediare a certi gravissimi errori. Nel Terzo
Mondo la contraccezione e la conseguente banalizzazione dell’aborto
procurato sono ancor oggi sostenuti in tutti i modi, e non solamente dai
grandi poteri occulti anche economici (che magari li producono o li
forniscono su scala industriale), ma anche dalle stesse agenzie dell’ONU
che dovrebbero occuparsi di infanzia. Chiunque propagandi la
legislazione abortiva quasi fosse una conquista di “civiltà” o di
“libertà”, dovrebbe sempre considerare i ben poco edificanti contesti di
oppressione, di violenza, di negazione dei diritti fondamentali
dell’uomo dai quali storicamente certe “leggi” sono sempre scaturite.
Chi crede che non ci siano più dittature nella nostra Unione Europea è
pregato di leggere fino in fondo questo mio contributo. Non aggiungo
altro, rimandando per il resto a questo sintetico e interessante link
storico, che si interessa di ricostruire brevemente anche quanto
avvenuto, fino ai nostri giorni, nel contesto italiano, ovverosia in
quello che qui di seguito esamineremo più da vicino: http://www.associazione-vogliovivere.it/notizie/552-16032011-la-procreazione-e-finita
Segnalo anche questo interessante approfondimento dialogico e divulgativo sull’aborto procurato http://www.preghiereagesuemaria.it/libri/50%20domande%20e%20risposte%20sull’aborto.htm
, che però fa leva su argomenti di carattere confessionale, i quali
tuttavia, a mio modo di vedere, non per questo risultano meno
ragionevoli, anche in considerazione del fatto che tutti, cattolici
compresi, e non solamente i radical-chic, hanno il fondamentale diritto
di dire come la pensano (quando poi si passa dalla semplice
manifestazione del proprio pensiero alla spesso irreparabile sua
attuazione concreta … le cose si complicano … e soprattutto quando certe
imposizioni, alla prova degli obiettivi riscontri in fatto e in
diritto, qui di seguito riassunti, finiscono poi per risultare
amaramente del tutto infondate … e pensare che inizialmente sono state
pompate in ogni modo, soprattutto dal punto di vista mediatico, quando
si trattava di farle “digerire”, magari dall’alto, ad una opinione
pubblica spesso sfornita di tutti gli elementi di informazione e del
tutto impreparata per un giudizio sereno e maturo http://difendilavita.altervista.org/tappe_massoniche_politica.html , con influenze da parte di oscuri gruppi di potere sullo stesso sistema democratico e sulle sue determinazioni http://difendilavita.altervista.org/pianificazione_mondiale_aborto.html , tutto fuorché sostanzialmente libere) …
Invito
tutti, lettori e lettrici, a staccarsi, almeno per un momento, la spina
di matrix, e a seguirmi, in questo interessante viaggio, che spero
aprirà loro gli occhi: sarà dura e farà male, ma non c’è davvero altra
via per smascherare il gigantesco inganno che, nel silenzio generale,
sta continuando a seminare morte in tutto il mondo, più di tutte le
guerre finora combattute …
Vorrei
soffermarmi con particolare attenzione sulle principali questioni
GIURIDICHE riguardanti l’aborto procurato nell’ordinamento giuridico
italiano.
Più rileggo la Costituzione e più mi rendo conto di quanto sia pervasa da uno spirito anti-abortista.
Il
diritto alla vita non è espressamente nominato, ma una interpretazione
sistematica dei numerosi riferimenti costituzionali espressi che
risultano comunque anche solo analogicamente pertinenti rispetto alle
nostre tematiche dimostra al di là di ogni ragionevole dubbio come i
Costituenti avessero sicuramente inteso tutelarlo al di sopra di ogni
altro bene giuridico.
Si dice comunemente che la Costituzione italiana è personalista, proprio perché pone al centro la persona umana.
Mi
chiedo e vi chiedo: quali forzature del sistema costituzionale si sono
ricercate e attuate, ad ogni costo, per inventare una foglia di fico in
grado di costruire artificiosamente l’alibi necessario per rendere
“compatibile” con la Costituzione della Repubblica Italiana la L. 194/78
?
Vediamole assieme, qui di seguito, in una estrema sintesi.
Art. 2 Costituzione
La
Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia
come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua
personalità, e chiede l’adempimento dei doveri inderogabili di
solidarietà politica, economica e sociale.
Ci sono intere biblioteche su questo riconoscimento dei diritti fondamentali della persona umana.
Tale
riconoscimento dovrebbe essere meramente rivelativo di posizioni
giuridiche soggettive connaturate all’uomo, e quindi pregiuridiche,
ovverosia naturali, anche se ultimamente, in questo periodo di crisi
etica, l’imperante tendenza sempre più generalizzata nella prassi spinge
per l’interpretazione della Costituzione sulla base delle leggi
ordinarie che vengono di volta in volta approvate dalle mutevoli
maggioranze, aprendo quindi pericolose falle all’incertezza del diritto e
all’abuso della maggioranza o del giudice, fino a far coincidere la
stessa Costituzione con gli umori espressi nella contingente
legislazione positiva o in ardite costruzioni giurisprudenziali, finendo
per compromettere la stessa giuridicità dei precetti costituzionali,
invece di rafforzarla, col rischio che ciò si traduca in una vera e
propria eterogenesi dei fini e in un irrimediabile sacrificio, in
definitiva, della libertà di tutti, perché la Costituzione italiana
dovrebbe essere rigida, visto che le Costituzioni elastiche si sono
tutte storicamente rivelate terreno fertile per le dittature o comunque
per lo sviluppo di regimi tendenti sostanzialmente a svuotare
completamente tutto il sistema, “democratico” per mera facciata, della
propria democraticità, la quale, lungi dal risultare effettiva, è stata
spesso ridotta, e non solamente in materia bioetica, a qualcosa di
meramente formale, ovverosia al fantasma di sé stessa.
Il
sistema democratico non è necessariamente contrario al rispetto della
vita umana; dipende semplicemente da quali scelte viene (a volte
mediaticamente) orientato a compiere.
Dobbiamo
ritornare urgentemente allo studio meramente rivelativo e dichiarativo
del diritto naturale, inteso in senso oggettivo e razionale, in quanto
unico riferimento fedele e anzi aderente alla stessa natura intrinseca
della persona umana, per ciò che l’uomo è, e quindi, secondo la scuola
parmenidea e la filosofia classica anche pre-cristiana, per ciò che deve
necessariamente essere: http://www.federvitapiemonte.it/html/nav_La_194_e_il_diritto_naturale.php
Ultimamente,
invece, si stanno aprendo spazi per subdole truffe delle etichette
nella forma, spesso pompate mediaticamente dall’alto, con devastanti
conseguenze pratiche, soprattutto quando si tratta di questioni
bioetiche in generale, e di aborto in particolare.
Ricordiamoci
sempre che abortire significa cancellare totalmente e definitivamente
una persona umana, che quindi non potrà mai più svolgere la sua
personalità. Ogni aborto procurato cambia la storia. Da quando è in
vigore la L. 194/78, circa CINQUE MILIONI di bambini, solo in Italia,
sono stati “legalmente” cancellati e anzi maciullati: qui si tratta di
un vero e proprio olocausto dimenticato. La gravità e l’urgenza della
questione risultano di tutta evidenza.
Quando si ha una persona umana? Quando l’art. 2 Cost. diviene applicabile?
Lo zigote umano diventa vera e propria persona subito dopo la fecondazione, con il concepimento http://www.federvitapiemonte.it/html/nav_Lembrione_umano_oggetto_o_persona.php
La scienza http://difendilavita.altervista.org/testimonianze_mediche.html
dice che lo zigote unicellulare, ovunque si trovi, ha tutto in sé,
subito dopo la fecondazione, che avviene naturalmente nelle tube al
momento dell’unione dei cromosomi maschili portati dallo spermatozoo con
quelli femminili all’interno dell’uovo, e che quindi l’uomo, la persona
umana, con una sua identità genetica e biologica completa, unica e
irripetibile (e, per i credenti, anche con la propria anima immortale),
nasce come essere vivente, già in atto, in realtà, già con il suo
concepimento. Quelle successive sono semplici fasi di crescita e
sviluppo dello stesso e unico individuo, secondo quanto interamente
fissato per sempre già al momento della fecondazione e del concepimento http://difendilavita.altervista.org/sviluppo_prenatale.html
Il DNA dello zigote unicellulare è uguale a quello della morula,
dell’embrione, del feto, del neonato, dell’infante, del bambino, del
ragazzo o della ragazza, del giovane o della giovane, dell’uomo o della
donna maturi, degli anziani, dei vecchi, dei non-autosufficienti, degli
agonizzanti, dei morenti. Un milligrammo d’oro ha la stessa qualità
sostanziale di una tonnellata d’oro, ieri, oggi, domani, sempre. Se si
inizia a mettere in dubbio anche questo, non si sa dove gradualmente,
step by step, si potrebbe andare a finire, anche solamente in un
prossimo futuro.
Nonostante
tali assunti risultino ben difficilmente controvertibili anche dal
punto di vista scientifico, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel
1985, ha iniziato a parlare, confondendo vita umana attuale con vitalità
futura, anche di annidamento dell’embrione nell’endometrio dell’utero,
quale ulteriore condizione per aversi persona umana: c’era forse
qualcuno, ovviamente del tutto disinteressato dal punto di vista
economico, che aveva bisogno di far passare certe spirali o certi
effetti che almeno in alcuni casi hanno certe pillole “di emergenza” per
contraccettivi, quando almeno in una percentuale non trascurabile di
casi piuttosto censurati al grande pubblico sono in realtà abortivi http://www.comitatoveritaevita.it/pub/nav_Pillola_del_giorno_dopo.php e da ultimo si veda anche http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2055&testo_ricerca=chimico
(mi permetto di paragonare certe percentuali alla segreta cartuccia a
salve inserita a sorte nelle armi distribuite ai soldati del plotone di
esecuzione), oppure che aveva bisogno di embrioni non ancora impiantati o
magari di feti “legalmente” abortiti, magari ancora vivi, per
esperimenti o attività varie http://www.piccolimartiri.blogspot.it/2011/03/il-prezzo-di-una-giovinezza-eterna.html
… ivi comprese le manipolazioni recentemente previste anche in Italia
dalla L. 40/04, sulla cosiddetta “procreazione medicalmente assistita”
(una specie di altra faccia della stessa medaglia rispetto all’aborto:
da una parte si distrugge l’uomo negli ospedali; dall’altra lo si
costruisce in laboratorio), che reificano e sacrificano molti embrioni
umani, soprattutto quando i congelatori si rompono, com’è recentemente
successo ad esempio a Roma: si tratta di una legge oltremodo
discutibile, ma certamente non nel senso proposto dai radicali; forse
uno dei pochi elementi positivi che ha finito per introdurre risulta
costituito dalla disposizione incriminatrice contro il grave delitto di
clonazione umana; per il resto, oltre a rendere artificiale l’origine
della persona umana, la L. 40/04 non risulta minimamente in grado di
garantirne una effettiva tutela quantomeno nelle fasi iniziali del suo
sviluppo, proprio in quanto auto-subordinatasi alle incredibili logiche,
almeno in parte anche eugenetiche, proprie della L. 194/78, cui viene
fatto espresso rinvio, come ha ampiamente dimostrato anche la recente
sentenza della Corte CEDU di Strasburgo, evidenziando la
contraddittorietà dell’ordinamento giuridico italiano (per eliminare
tale problema, basterebbe eliminare, tra i due termini di confronto in
contraddizione tra loro, proprio la L. 194/78 sull’aborto procurato): http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2469
Nonostante
l’incipit di tale recente L. 40/04, facendo espresso riferimento anche
al concepito, usi le stesse iniziali foglie di fico più che altro
teoriche cui fece ricorso ad altri fini anche la L. 194/78, il nostro
diritto positivo segue ancor oggi la primitiva regola, definita in un
contesto romanistico classico che non si rendeva nemmeno conto di che
cosa fosse il DNA e che quindi non godeva di tutti gli strumenti
necessari per dichiarazioni affidabili sul diritto naturale, secondo la
quale alle persone fisiche (ovverosia agli esseri umani) viene
attribuita la personalità giuridica (ovverosia l’idoneità personale a
divenire veri e propri soggetti dell’ordinamento giuridico e quindi
titolari di diritti ed obblighi) solamente se si tratti di soggetto
umano che sia già nato vivo nel senso tradizionale del termine (per la
precisione, il Codice Penale Rocco parifica il feto alla persona umana a
partire dall’inizio del parto e quindi dalla rottura delle acque, e la
L. 194/78 obbliga i medici e il personale sanitario ad assicurare le
cure ai feti comunque nati vivi, anche se a seguito di aborto e
indipendentemente dalla loro vitalità futura – ben diversa dalla loro
semplice attualità in vita, unico presupposto legislativamente previsto
per la determinazione dell’immediata insorgenza degli obblighi di
assistenza, penalmente sanzionati –, per quanto tale preciso ed espresso
obbligo legale risulti molte volte disatteso in maniera più o meno
plateale e non si sappia nemmeno se le varie Procure, sempre vincolate
ad esercitare obbligatoriamente l’azione penale ex art. 112 Cost.,
abbiano sempre e in ogni caso aperto quantomeno qualche indagine penale
su questi recenti e inqualificabili episodi di cronaca, come quello
recentemente avvenuto in quel di Firenze http://www.donboscoland.it/articoli/articolo.php?id=4150 o quello che sempre di recente ha avuto luogo a Roma http://www.donboscoland.it/articoli/articolo.php?id=4157 o quello davvero incredibile che ha recentissimamente sconvolto l’ospedale di Rossano Calabro (Cosenza) http://www.donboscoland.it/articoli/articolo.php?id=126228
, veri e propri reati che, se non altro, sono riusciti a rompere per
qualche attimo, anche sui media tradizionali, la pesantissima cappa di
generalizzato se non omertoso silenzio che di solito circonda le
attività abortive in Italia http://www.comitatoveritaevita.it/pub/nav_Denunciare_gli_abusi_e_imparare_dagli_errori.php).
L’art. 1 del Codice Civile, che ha recepito tale primitiva regola sulla
nascita per parto, oramai destituita di qualsiasi base scientifica, ha
ugualmente svolto la funzione di parametro interpretativo, con nefasti
effetti generali, nell’ambito del giudizio di legittimità costituzionale
che ebbe ad oggetto la normativa penale che, prima dell’approvazione
dell’attuale L. 194/78, vietava l’aborto procurato anche col consenso
della gestante.
Quand’anche
non fosse assolutamente certa la sua natura umana, l’embrione umano
dovrebbe risultare comunque intangibile, sulla base di un principio di
precauzione: così come lo Stato si astiene dal condannare un imputato se
non vi è positivo riscontro, al di là di ogni ragionevole dubbio, della
sua colpevolezza, secondo il famoso brocardo in dubio pro reo,
allo stesso modo lo Stato dovrebbe astenersi, contestualmente ordinando
imperativamente a tutti i consociati di regolarsi allo stesso modo, dal
maciullare un essere innocente potenzialmente umano, secondo un nuovo
brocardo in dubio pro homo.
Sono
sempre più convinto che il grado di civiltà giuridica degli Stati, nel
XXI Secolo, verrà giudicato sulla base del loro atteggiamento nei
confronti degli embrioni umani: l’antischiavismo del nostro tempo
consiste nel battersi per il pieno riconoscimento dei diritti del
concepito, che non può venir reificato al livello di oggetto, quasi
fosse un’appendice del corpo della madre (in realtà è della madre
solamente per metà) o materiale biologico sul quale lasciar sbizzarrire
le più perverse curiosità sperimentali, ma andrà viceversa riconosciuto
per quello che scientificamente è, già in atto, ovverosia un
appartenente al genere umano, e quindi una vera e propria persona umana,
e quindi un vero e proprio soggetto, che l’ordinamento giuridico non
può non riconoscere e garantire.
Art. 3 Costituzione
Tutti
i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla
legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di
opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È
compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e
sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei
cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e
l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione
politica, economica e sociale del Paese.
La
condizione personale di iniziale sviluppo dell’embrione umano non
dovrebbe risultare minimamente rilevante dal punto di vista giuridico,
né potrebbe fondare alcuna discriminazione nemmeno la diversa condizione
personale costituita da eventuali difetti o malformazioni del
nascituro, o quella costituita dalle particolari circostanze nelle quali
è avvenuto il concepimento.
Le
malformazioni o i difetti, magari facilmente operabili, non si possono
combattere cancellando tutta la persona che ne è portatrice; una legge
che lo consentisse sarebbe eugenetica; non siamo molto diversi dai
nazisti: http://www.federvitapiemonte.it/html/nav_Laborto_eugenetico.php
Le discriminazioni tra gli embrioni sulla base del loro sesso sono particolarmente odiose.
Si
parla di zigote, di embrione, di feto usando il genere maschile
solamente perché la lingua italiana ha perso il genere neutro … come la
mettiamo quando i bambini sono femmine?
Le condizioni personali di particolare debolezza possono giustificare solo maggiore protezione.
L’aborto
procurato, a mio modo di vedere, è la prima delle cause che impediscono
lo sviluppo della persona umana, oltre a colpire totalmente e
irrimediabilmente il reale soggetto più debole, oltre che sempre e per
definizione innocente.
In
relazione all’aborto, invece, si registrano comunemente almeno tre
diverse interpretazioni, su di una delle disposizioni più importanti di
tutta la Carta. Vediamole brevemente.
Secondo
l’interpretazione degli abortisti convinti, l’aborto sarebbe quasi una
misura positiva, quasi una azione positiva, che vedrebbe come soggetto
debole esclusivamente la donna, la quale dovrebbe emergere a tutti i
costi, anche a costo di farla camminare sui cadaveri dei suoi figli
maciullati, solamente perché non ancora nati. L’aborto procurato, in
realtà, è invece misura negativa, poiché distrugge completamente e
irrimediabilmente il soggetto umano più debole coinvolto. Siamo alla
legge del più forte. O all’aborto usato come contraccettivo (le stesse
statistiche ufficiali del Ministero della Salute testimoniano come la
foglia di fico consacrata nell’ambito del primo articolo della L. 194/78
viene clamorosamente contraddetta nei fatti, da quella che in realtà
risulta la prima causa di aborto procurato in Italia, costituita dalle
semplici gravidanze indesiderate e dall’uso del tutto improprio delle
pratiche abortive quali metodi di controllo delle nascite, visto che le
donne che maggiormente praticano la cosiddetta I.V.G. sono coniugate, né
separate né divorziate, nell’età più favorevole, con non più di due
figli, evidentemente limitati a ogni costo, anche ricorrendo all’aborto
procurato, magari ripetutamente, visto che i tassi di recidività di
questa categoria di donne sono drammaticamente alti), e tutto ciò,
peraltro, in uno dei Paesi, qual è soprattutto ultimamente l’Italia, che
risultano anagraficamente più vecchi di tutta l’Europa http://www.alleanzacattolica.org/indici/articoli/mantovanoa256_257.htm )
Secondo
l’interpretazione chiaramente compromissoria della Corte Costituzionale
(discutibile Sentenza 27/75: in poche righe sta un pesante avallo alla
condanna a morte per milioni di bambini non ancora nati, di lì a poco
sancita dalla tuttora vigente legislazione speciale), si tratterebbe
(molto teoricamente) di una soluzione meramente tollerata
dall’ordinamento, nel conflitto tra contrapposti diritti costituzionali
confliggenti (in considerazione comunque di tutti i rischi che la donna
finisce per correre facendo ricorso all’aborto, sia a livello fisico –
es. maggiore rischio di insorgenza di cancro a un seno che si stava
naturalmente accingendo ad allattare un figlio artificialmente tolto di
mezzo http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1898 – sia a livello psichico o psicologico – es. si parla ormai comunemente, anche in psicologia, di sindrome post-aborto http://www.postaborto.it/ e http://www.progettorachele.org/
–, sembra comunque arduo risulti davvero pertinente tale riferimento
fatto al diritto alla salute, ma la Corte Costituzionale doveva pur
cercare, in qualche modo, una qualche foglia di fico presentabile, che
andasse oltre il semplice capriccio della donna, per porla sull’altro
piatto della sua bilancia, rispetto alla vita stessa del nascituro):
per
la rarissima percentuale di aborti giustificabili, in reale stato di
necessità (ciò secondo una morale laica, o comunque secondo il Codice
Penale Rocco; Santa Gianna Beretta Molla, medico e madre di famiglia,
non la pensava affatto così, tant’è che ha coscientemente ritenuto
l’aborto sempre e comunque ingiustificabile, offrendo consapevolmente la
propria vita al posto di quella della propria figlia http://www.santiebeati.it/Detailed/51200.html
; dal punto di vista giuridico, lo definirei un esempio evidente di
quanto l’ordinamento giuridico italiano, diversamente rispetto alla
morale cattolica, rimane neutrale qualora si verifichino i presupposti
della scriminante cosiddetta amorale dello stato di necessità), per
salvare la vita della madre o comunque evitarle un altro grave
pregiudizio alla persona altrimenti inevitabile, sarebbe bastata la
scriminante già prevista dall’art. 54 c.p. in via generale; la Corte
Costituzionale non ha tuttavia ritenuto sufficiente, nella specifica
situazione della gravidanza, tale scriminante generale, poiché non ha
posto sullo stesso piano una vita umana rispetto ad un’altra vita umana
(come la stessa Costituzione sembrava espressamente suggerire),
ovverosia non ha posto sullo stesso piano la vita della madre e la vita
del concepito, secondo una scelta alquanto criticabile, influenzata
anche dalla discutibile tradizione giuridica romanistica prima
richiamata, ovverosia dalla regola secondo la quale l’embrione o il feto
(la Consulta parla di «prodotto del concepimento» e forse si sarebbero
potute anche trovare parole meno reificanti, per un soggetto umano che
la stessa Corte ha contestualmente ritenuto sussumibile nell’ambito del
citato art. 2 Cost.) sarebbero persone umane solamente “in potenza” (si è
finiti per sostenere una tesi giuridica tralatizia, in realtà priva di
reale fondamento scientifico); da ciò è derivato un primo spiraglio per
uno speciale allargamento della citata scriminante, mediante una
declaratoria di parziale accoglimento della questione di legittimità
costituzionale prospettata e quindi di parziale annullamento della
disposizione incriminatrice precedentemente in vigore, nel caso di
pericolo anche solamente potenziale e non necessariamente attuale, e non
solamente per la vita ma anche per la più semplice salute della madre,
che viene ritenuta unico soggetto in atto e quindi preferita rispetto al
soggetto “in potenza”, e persino rispetto al primo dei diritti di
quest’ultimo, qual è quello alla vita (non siamo lontani dal delirio di
onnipotenza insito nel decidere chi vive, o vive meglio, e chi muore);
alla fine della sua stringatissima motivazione, la Corte si lava
pilatescamente le mani lanciando un monito al legislatore affinché
provveda a garantire per legge (viene così aperta la fessura che solo
qualche anno dopo si allargherà ulteriormente nella falla costituita
dalla L. 194/78, oltre all’inondazione provocata da successive prassi
applicative di fatto sempre più lassiste – i sostenitori della cultura
della morte, non certo a caso, stanno seguendo la stessa tecnica anche
in materia di fine-vita: si trova un caso limite che possa far da causa
pilota; ci si costruisce sopra un processo, o anche più processi, fino
ad arrivare ad un pronunciamento giurisdizionale allineato coi propri
obiettivi, per quanto discutibile e forzato: da quando idratazione e
alimentazione sarebbero cure, e quindi rinunciabili? ammesso e non
concesso poi che certi atti siano leciti, dovrebbero essere
personalissimi, e quindi non delegabili o esprimibili per interposta
persona, qual è ad esempio un tutore, come pure è del tutto
incredibilmente avvenuto nel famoso caso Englaro http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2460;
visto che l’incredibile sentenza della Corte di Cassazione sul noto
caso Englaro, contrariamente a quella della Corte Costituzionale
sull’aborto, non produce alcun effetto di annullamento legislativo erga omnes,
limitandosi a regolare un singolo caso concreto, attualmente, in area
radical-chic, si sta già passando, step by step, all’ulteriore step,
costituito dai progetti di legge sul cosiddetto “testamento biologico”,
la cui unica utilità non è quella di colmare inesistenti lacune
legislative, nella immutata vigenza generale della norma incriminatrice
sull’omicidio del consenziente, quanto piuttosto quella di avvicinare
l’Italia agli Stati che di fatto praticano oramai in maniera sistematica
l’eliminazione legale dei soggetti umani non più autosufficienti,
costituente molto semplicemente un moderno riciclo, molto “democratico” e
“civile”, di pratiche naziste) un serio (come attuare concretamente un
monito del genere? di fatto, nell’attuale prassi, viene disapplicato,
almeno entro i primi tre mesi di gestazione) accertamento medico
sull’effettiva sussistenza dei presupposti giustificativi della nuova e
più ampia scriminante speciale contestualmente coniata dal suo
dispositivo di parziale annullamento (questa sentenza risulta
stranissima anche perché, contestualmente, si è deciso per
l’annullamento e, allo stesso tempo, lanciato un monito, e ciò
nell’ambito dello stesso provvedimento); ad ogni buon conto, il
progresso delle scienze mediche, ad esempio nell’assistenza ai bambini
prematuri ( http://www.prematuri.it
), sta aumentando sempre di più la possibilità che il feto possa
curarsi in utero o svilupparsi fuori dall’utero e sta rendendo sempre
più bassa la probabilità che attualmente si verifichi davvero un vero e
proprio conflitto insanabile e altrimenti inevitabile tra la salute
della madre e la vita del concepito; il giuramento ippocratico (ma il
giuramento di Ippocrate, oggi, è sempre più spesso quello degli
ipocriti) vorrebbe per l’appunto che il medico guardasse sempre alla
donna in gravidanza come a un insieme temporaneo di almeno due pazienti,
che meritano la stessa attenzione, avendo entrambi piena dignità ( http://www.provincia.bz.it/sanita/download/Messner-ita.pdf ), ma non crediate che quella del famoso dott. Mengele sia una sottospecie che si è davvero estinta col nazismo ( http://www.ilfoglio.it/soloqui/66 );
nel
disperato tentativo di assicurare copertura costituzionale alla
stragrande maggioranza degli aborti procurati attualmente praticati
“legalmente” in Italia (circa 120.000-130.000 all’anno, in totale, solo
in Italia, tenendo bassa la cifra), derivati da quelle che nella
sostanza sono semplicemente delle gravidanze indesiderate, la L. 194/78
ha successivamente fatto ricorso alla discutibile e comunque evanescente
categoria della salute psichica della donna (di fatto insindacabile,
almeno nei primi novanta giorni dal concepimento; basta che la donna la
dichiari, a un medico, anche generico, che spesso si limita a prenderne
atto: risulta interessante il fatto che non venga tenuta una statistica
al fine di registrare quelle che probabilmente sono le quasi nulle
discrasie tra le preliminari richieste di contatto da parte delle
gestanti, i certificati rilasciati in esito a tali colloqui prodromici
all’intervento e le cosiddette I.V.G. effettivamente eseguite
ordinariamente di lì a pochi giorni, ma forse si vuole proprio evitare
di rendere palese l’inesistente efficacia dissuasiva di quanto
attualmente e ipocritamente previsto da questa legge sostanzialmente
assassina, anche perché la donna che in Italia si orienta anche solo
inizialmente per l’aborto procurato prima di decidere si ritroverà a
colloquiare, per legge, solo ed esclusivamente con personale medico
abortista); è così che la prassi ha di fatto allargato ancor di più le
maglie del diritto: di fatto, in Italia, vige attualmente un “diritto”
(anche se la Corte Costituzionale si è degnata di non qualificarlo così,
al pari della Corte di Cassazione, che ha ripetutamente puntualizzato
anche di recente che, se esiste un vero e proprio diritto, si tratta di
quello a nascere, rigettando quindi, per carenza di antigiuridicità, la
bizzarra domanda di un soggetto in assurda contraddizione vivente che,
proprio in quanto fatto nascere, ha potuto chiedere un risarcimento per
non esser stato abortito anche se malformato, tanto per mettere in
evidenza quanto alcuni di noi uomini siano oggigiorno completamente
pervasi da una cultura della morte sempre più diffusa) di vita e di
morte della sola madre sul figlio concepito, da esercitarsi secondo una
velocissima procedura, di fatto meramente formale, entro i primi novanta
giorni di gestazione (che differenza c’è il novantunesimo giorno? come
si dimostra qual è stato il primo giorno? questo è uno dei pochi casi
nei quali l’ordinamento giuridico fa dipendere una vita dalla parola di
un soggetto controinteressato; auguriamoci di non vederne coniati presto
degli altri, di questi casi, ad esempio quanto a fine-vita e a
cosiddetto “testamento biologico”);
ecco
come si è di fatto arrivati ad una applicazione dell’aborto procurato
pro-choice, per la scelta, al punto che vi è già qualcuno che parla di
“diritto” all’aborto, che invece, se eseguito o comunque provocato al di
fuori della procedura ex L. 194/78 (trattasi peraltro di procedura che
di fatto risulta meramente formale, quantomeno nei primi tre mesi di
gravidanza), risulta ancora punito quale vero e proprio delitto (e
addirittura nella forma anche solamente preterintenzionale o colposa);
la
terza interpretazione di questi principi fondamentali, pro-life, per la
vita, fa invece riferimento all’uguaglianza tra tutti i soggetti umani
viventi coinvolti; prima di tutto viene la vita, e ogni vita è uguale
alle altre; visto che chi nega la vita nega tutto, la donna in
gravidanza sarebbe necessariamente chiamata, dalla sua stessa natura, a
sacrificare temporaneamente un po’ della sua libertà per non sacrificare
completamente un innocente; se le loro madri non le avessero partorite,
certe madri non avrebbero oggi potuto disporre della vita dei loro
bambini abortiti; in sintesi, risulta davvero urgente riportare
effettivamente l’ordinamento penale a quella assoluta indisponibilità
del bene giuridico costituito dalla vita umana, che ci veniva
giustamente trasmessa per prima tra i fondamentali principi generali del
diritto sin dai primi anni dell’università, ma che ultimamente risulta
condizionata da incredibili eccezioni, da riassorbire al più presto,
prima che sia troppo tardi: il vero problema dell’aborto procurato non è
chi può deciderlo, né a quali condizioni può deciderlo, quanto
piuttosto il fatto che qualcuno possa lecitamente deciderlo.
L’uomo si realizza come padre; la donna si realizza come madre; non si può forzare la natura.
L’uomo di oggi, nel suo smisurato egoismo, si illude di poter decidere e disporre della propria vita e di quella degli altri.
Art. 24 Costituzione
Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi.
La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento.
Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione.
Le
procedure abortive si svolgono non solamente in segreto e senza
possibilità di reclamo, ma soprattutto senza alcuna difesa tecnica per
il concepito, che rischia di venir e anzi viene regolarmente cancellato e
anzi maciullato totalmente e radicalmente. Una situazione del genere si
commenta da sola. Come cittadino e come avvocato la trovo semplicemente
INQUALIFICABILE e INTOLLERABILE.
Un
grande uomo e un grande avvocato, che non era cristiano ma guardava al
cristianesimo, una volta ha detto: mi sembra chiaro come il sole che
l’aborto è un omicidio. Si chiamava Gandhi.
Art. 27 co. 1 Costituzione
La responsabilità penale è personale.
Il
problema della possibilità di aborto in caso di stupro è univocamente
risolto: non è possibile attuare una rappresaglia “purificatrice” (che
non cancella nulla, e anzi aggiunge male a male), punendo un terzo
soggetto che non ha alcuna colpa della condotta del padre e che risulta
comunque figlio anche della stessa madre, vittima di una violenza dalla
quale potrebbe comunque trarsi un bene maggiore, se vi fosse una
mentalità maggiormente aperta alla vita, che riuscisse a dare tempo al
tempo: http://www.federvitapiemonte.it/html/nav_Aborto_per_violenza_subita.php
Se
la responsabilità oggettiva (e in questo caso sarebbe addirittura per
un fatto altrui) viene pacificamente esclusa in materia criminale, a
maggior ragione andrà necessariamente esclusa per gli innocenti: http://www.portaledibioetica.it/documenti/000218/000218.htm
Non si può infliggere un male a un soggetto che non ha commesso alcun male.
Art. 27 co. 4 Costituzione
Non è ammessa la pena di morte. (regola ulteriormente rafforzata dalla riforma ex L. Cost. 1/07)
Questo principio costituzionale si commenta da solo.
Ciò
che questa Repubblica, in considerazione del rispetto comunque dovuto
alla vita umana, non può MAI infliggere nemmeno ai peggiori criminali … a
maggior ragione non potrebbe MAI venir comminato, PER NESSUN MOTIVO, a
un soggetto per definizione innocente.
Anche
la tortura è vietata, da numerose convenzioni internazionali, persino
per i criminali, eppure, in Italia, i feti (con la nona settimana di
gestazione hanno già sviluppato un proprio apparato nervoso-sensoriale, e
quindi possono sentir dolore) che non finiscono prima maciullati vivi
dalle cannule taglienti dei potenti aspiratori di carne umana dei nostri
pubblici ospedali che ne fanno poltiglia sanguinolenta (isterosuzione http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2260)
di solito vengono successivamente smembrati vivi, pezzo dopo pezzo, in
utero, iniziando dalla graduale disarticolazione degli arti, con
successivo spappolamento della testa e fuoriuscita del materiale
cerebrale, prima di venir gradualmente asportati, per esser quindi
ricomposti, e poi smaltiti sempre tra i rifiuti sanitari, e tutto ciò
senza nemmeno anestesia, forse al fine di negare ostinatamente persino
la loro stessa natura umana. A QUESTO RIGUARDO VA DIFFUSO UNO
SCONVOLGENTE VIDEO, SU UNA PROCEDURA CHIRURGICA ABORTIVA ABBASTANZA
DIFFUSA ANCHE IN ITALIA, PER GLI ABORTI NEL SECONDO TRIMESTRE DI
GRAVIDANZA (CONSENTITI E FREQUENTI IN CASO DI DIFETTI O MALFORMAZIONI
DEL FETO, PERALTRO A VOLTE RIVELATISI POI INESISTENTI); LO RITENGO UN
VIDEO UTILE A SVEGLIARE LE COSCIENZE, CHE TUTTI GLI ELETTORI DOVREBBERO
NECESSARIAMENTE SFORZARSI DI GUARDARE, PER RENDERSI BEN CONTO, AL DI LÀ
DI TANTE PAROLE, DI CHE COS’È DAVVERO UN ABORTO; SE QUESTO SUO
SACRIFICIO CI FARÀ FINALMENTE COMPRENDERE CHE L’ABORTO È UN VERO E
PROPRIO OMICIDIO, QUESTO BAMBINO NON SARÀ MORTO INVANO: http://www.youtube.com/watch?v=U9_mo0CCVgk
DOPO
AVER VISTO QUESTO VIDEO HO CAPITO IL MOTIVO PER IL QUALE EISENHOWER
DIEDE DISPOSIZIONE CHE I CIVILI TEDESCHI VENISSERO COSTRETTI A VISITARE I
CAMPI DI STERMINIO NAZISTI SUBITO DOPO LA LIBERAZIONE DELLA GERMANIA
L’aborto
chimico con la Ru486, pesticida umano, fa praticamente morire
lentamente di fame il nascituro (si tratta quasi del bunker della fame
di Auschwitz) e può comportare il fatto che la madre conviva col figlio
abortito ancora in grembo anche per giorni, prima dell’effettiva
espulsione, che può avvenire anche nel water domestico, se la donna
firma la liberatoria alla struttura sanitaria, che sarebbe invece
chiamata ad assisterla fino all’espulsione del feto in ospedale, anche
perché sembra che certe nuove pillole vadano usate sempre e solo avendo
una unità coronarica completa ed efficiente a portata di mano pronta
all’impiego qualora dovesse rendersi necessaria la rianimazione della
gestante; nonostante tutte queste controindicazioni, sembra che i medici
abortisti (o le lobby farmaceutiche che certe pillole producono e
vendono) quasi preferiscano l’aborto chimico a quello chirurgico …
sembra quasi che l’aborto chimico sia o meglio venga fatto passare quale
“l’ultimo ritrovato”, quasi in grado di alleggerire quello che anche i
siti femministi definiscono “uno dei momenti più difficili della vita di
una donna” … in caso di aborto chimico le esperienze delle dirette
interessate, che durante gli aborti chirurgici vengono almeno
anestetizzate (assieme alle nostre coscienze, ma non al nascituro da
sopprimere, cui non danno nemmeno una morte indolore), sono ancor più
cariche di tragicità, assicurata anche dalla ben diversa possibilità,
scaricata sulla donna, di percepire direttamente quanto sta avvenendo,
proprio mentre avviene http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=216&testo_ricerca=ru486
Non
vorrei comunque soffermarmi troppo sulle varie tecniche abortive, visto
che la pena di morte è sempre e comunque vietata, a prescindere dalle
modalità di esecuzione cui si potrebbe far ricorso per infliggerla. Mi
limito qui di seguito a fornire un link che reca qualche elemento
sintetico: http://difendilavita.altervista.org/tecniche_abortive.html
Art. 30 co. 1 Costituzione
È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio.
Primo
dovere dei genitori è quello di lasciare che i figli vengano
naturalmente alla luce anche se concepiti in un contesto difficile. La
continenza è l’unico metodo contraccettivo (oltre che profilattico)
infallibile (oltre a rivelarsi addirittura umanamente formativa, prima
del matrimonio, almeno secondo l’esperienza di vita di alcuni http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2456
). Se gli altri metodi contraccettivi (per i cattolici coniugati
solamente quelli naturali) non funzionano … amen … non si può più
tornare indietro: la gravidanza, parto compreso, non è una malattia, ma
una condizione assolutamente naturale e fisiologica … tale condizione, e
anzi tale missione, va semplicemente accettata, se non altro per
rispetto nei confronti del nuovo soggetto che oramai sta arrivando e
chiede semplicemente di venir naturalmente accolto nella nostra società …
non può reggersi uno Stato, se ai suoi cittadini viene concessa una
qualche scappatoia per non prendersi tutte le responsabilità
potenzialmente derivanti dai propri atti, e per giunta a spese di altri
cittadini, embrionali ma viventi …
Sottolineo
che tali principi costituzionali valgono in particolar modo per i
padri, che spesso non fanno abbastanza per scongiurare gli aborti
inflitti ai loro figli, come documenta anche questa dolorosa ma
necessaria testimonianza personale di una donna sul proprio aborto
procurato: http://www.preghiereagesuemaria.it/libri/Vivere%20o%20uccidere%20una%20vita%20-%20Testimonianza%20dettagliata%20di%20un%20aborto.pdf
A
volte sono invece i nonni, spesso i genitori della donna, a interferire
sulle scelte dei genitori del piccolo che finisce abortito http://difendilavita.altervista.org/lettera_giuliano.htm
Art. 30 co. 3 Costituzione
La
legge assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica
e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia
legittima.
La
prima tutela assicurata dallo Stato anche ai suoi figli “difficili” non
ancora nati dovrebbe essere quella di sanzionare con l’ergastolo (per
lo stretto rapporto degli agenti col nascituro soppresso, nonché la
condizione di debolezza, innocenza, minorata difesa di quest’ultimo)
tutti i complici dell’aborto procurato, dai medici in primis
fino ai meri istigatori soprattutto se padre o parenti del nascituro,
con l’eccezione della sola madre, che forse, almeno in determinati casi,
dovrebbe vedersi comminare una diversa pena, necessariamente più lieve,
a mio parere comunque non inferiore a quella attualmente inflittagli in
caso di infanticidio in condizioni di abbandono materiale e morale.
I
sussidi pubblici possono rivelarsi utili, ma non è possibile appiattire
una gravidanza ai suoi problemi di natura economica, se a monte manca
prima di tutto una tutela penale effettiva e dissuasiva per la stessa
vita umana del nascituro.
Ci
sono più che valide ragioni per una nuova legislazione penale
assolutamente restrittiva e repressiva, che sia davvero contro l’aborto
sempre e comunque, per la stessa dignità dell’umanità: http://difendilavita.altervista.org/questioni_riguardo_chi_contesta.html
Art. 31 co. 2 Costituzione
Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo.
Mi sembra palese che tale disposizione tuteli tutto lo sviluppo della vita umana.
Eppure
questa stessa disposizione è stata citata pro-aborto da parte del
giudice che ha rimesso alla Corte Costituzionale la questione di
legittimità precedentemente analizzata.
Quando
si pretende che una vita o una maternità sia di “qualità” superiore
alle altre o un’altra viene considerata inferiore o comunque indegna di
venir proseguita sol perché problematica, si finisce per cadere
nell’eterogenesi dei fini e inevitabilmente si aprono le porte a un
totalitario regime tecnocratico, progressivamente sempre più ampio, che
rischia il delirio di onnipotenza sull’uomo. Non siamo lontani
dall’eugenetica nazista. Anche quest’ultima propagandava ragioni di
“pubblica necessità”, ancorate alla “salute del popolo”, per
giustificare l’eliminazione prima selettiva e poi sempre più ampia di
soggetti deboli, handicappati, malati, non-autosufficienti, bambini non
ancora nati, anche solamente sospettati di poter recare qualche difetto,
secondo una delirante logica che alla fine ha finito per sconfinare
nell’eliminazione fisica di possibili oppositori politici e che forse
ancor oggi non è affatto morta: http://www.atuttascuola.it/tecno/lanticina/eugenetica_nazista.htm
La nostra Costituzione è stata invece pensata proprio per scongiurare il ritorno delle dittature.
Art. 32 co. 1 Costituzione
La
Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e
interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Commentando
gli artt. 2 e 3 della Costituzione abbiamo già visto come in Italia
l’aborto sia stato legalizzato sulla base di questa disposizione
costituzionale e sulla base dell’assunto, scientificamente infondato,
che l’embrione o il feto non sarebbero un individuo umano in atto. La
Consulta, di fatto, è ancora ferma all’ostetricia dell’età romana
classica.
L’aborto
procurato non può in nessun caso venir considerato una cura (curare
uccidendo è un non-senso anti-ippocratico, perché cancella completamente
la vita e deforma la stessa professione medica), anche se gli inglesi
già lo stanno iniziando a chiamare medical care.
Credo che anche noi italiani, molto presto, ne vedremo delle belle …
già la denominazione tecnicistica di I.V.G., interruzione volontaria
della gravidanza, spesso utilizzata solo in forma di acronimo per
nasconderne meglio la reale natura di aborto procurato, implica
solamente una rassicurante ma orwelliana truffa delle etichette,
utilizzata anche mediaticamente quale fittizia base linguistica di
progressiva edulcorazione per questa abominevole pratica oramai
legalizzata …
Comunque
lo si interpreti, l’aborto procurato, da problema intrinsecamente
pubblico e anzi sociale, non può venir ridotto a semplice questione
privata della donna, anche perché la vita umana e la stessa salute umana
hanno sempre un rilievo pubblico, essendo interesse di tutta la
collettività.
Art. 32 co. 2 Costituzione
Nessuno
può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per
disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti
imposti dal rispetto della persona umana.
Nel
caso si consideri l’aborto un trattamento sanitario e l’embrione qual
è, ovverosia un soggetto umano in atto, l’interruzione della gravidanza
non sarebbe mai praticabile, perché cancella totalmente e radicalmente
una persona umana, e quindi viola radicalmente qualsiasi ragionevole
limite costituzionale. Ripeto: curare uccidendo è semplicemente un
non-senso. Anche l’aborto cosiddetto “terapeutico” risulta a ben
guardare contraddittorio e ossimorico.
In
relazione a questi principi, anche qualora si inquadrasse l’aborto
quale pratica sanitaria che interessa solamente la madre, si dovrebbe
ragionevolmente iniziare quantomeno a dubitare della compatibilità
costituzionale delle disposizioni della L. 194/78 sull’interruzione
delle gravidanze delle donne minorenni o interdette, specie se di fatto
applicate dai giudici tutelari in spregio dell’autodeterminazione di
molte minori, le quali, più spesso di quanto si creda, coscientemente
resistono con le unghie e con i denti per poter ottenere la licenza di
far nascere i propri bambini, come molti recenti ed eclatanti casi di
cronaca documentano. Un giudice umano non può avere poteri divini. E
infatti la Corte Costituzionale ha recentemente affermato che il giudice
tutelare non può partecipare alla volontà abortiva, ma deve limitarsi a
valutare il grado di maturità nel discernimento proprio della minore
interessata. Anche su questa questione vi è comunque molta ipocrisia,
poiché sovente capita che i giudici tutelari ritengano mature le minori
che vogliono abortire e immature le minori che vogliono tenere il loro
bambino. «Cercate di capirmi: non posso buttare via questo bambino.»
avrebbe detto ai familiari, agli assistenti sociali e ai giudici una
tredicenne, che a me sembrerebbe molto matura, e che comunque avrebbe
sempre potuto dare in forma anonima il proprio figlio in adozione subito
dopo il parto, ma il giudice ha fatto ugualmente pendere la sua
bilancia dalla parte dell’aborto procurato, con atto non soggetto a
reclamo … e questa è solamente la punta dell’iceberg: http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-a-trentocome-ai-tempi-di-erode-3872.htm
Gli stessi esercenti la potestà genitoriale sono in qualche modo spinti
a far abortire le minorenni loro affidate, poiché, a ben vedere, in
mancanza di loro concorde assenso all’I.V.G., la L. 194/78 (che qui
mostra in maniera molto evidente la sua malcelata preferenza per la
morte e il suo discutibile spregio per l’autodeterminazione della
persona umana quando si orienta in favore della vita) fa subentrare
l’intervento del solito giudice tutelare, il quale spesso, imbeccato dai
Servizi Sociali, finisce per amministrare di fatto, magari su moduli
prestampati, l’aborto procurato quasi fosse un bene … L’aborto non è mai
un bene, ma sempre un male … Quella che costituzionalmente dovrebbe
essere mera eccezione, nella prassi sta di fatto diventando regola …
step by step … sembra che la L. 194/78 consideri l’aborto procurato
quasi un bene per la minore, poiché sancisce che il genitore o
addirittura i genitori che non vuole o non vogliono l’aborto procurato
per la figlia minore meriti o meritino di venir esautorato o esautorati …
sembra quasi che in Italia sia di fatto in vigore un divieto di
gravidanza per le minorenni …
Grazie
a Dio ci sono Magistrati molto più sensibili al valore della vita umana
nascente, com’è recentissimamente successo in quel di Spoleto, da cui è
partita un’interessantissima questione incidentale di legittimità
costituzionale contro la L. 194/78 (ecco il testo dell’ordinanza di
rimessione, che è finalmente giunta, sia pur per vie parzialmente
diverse, alla nostra stessa conclusione, ovverosia quella di dubitare
apertamente e seriamente della compatibilità di una legge
sostanzialmente assassina col nostro sistema costituzionale amante della
vita umana http://www.cortecostituzionale.it/schedaOrdinanze.do?anno=2012&numero=60&numero_parte=1 ), questione subito rigettata in limine litis
da parte della Corte Costituzionale, che questa volta abbiamo
conosciuto ancora nella sua veste di garante dell’attuale status quo
(sia pur per effetto di una pronuncia meramente processuale, che non è
entrata nel merito della qualificazione giuridica dell’embrione http://www.leggioggi.it/wp-content/uploads/2012/07/corte-costituzionale.pdf )
Anche
l’obiezione di coscienza del personale sanitario è più che
giustificata, e ha anzi un chiaro radicamento costituzionale, poiché
nessun operatore sanitario potrà mai (anche se invece un comma della L.
194/78 sancisce comunque la necessaria prevalenza del servizio-aborto)
venir vincolato ad eseguire attività abortive che si pongono in
insanabile contrasto con le sue più profonde convinzioni etiche e
professionali. Mentre l’autodeterminazione (che in realtà,
sull’embrione, è etero-determinazione) della donna, secondo determinate
visioni ultimamente molto in voga, sarebbe sempre coscienziosa e quindi
insindacabile, l’autodeterminazione dei sanitari risulta ultimamente
sempre più esposta a furibondi attacchi, che non entrano solamente nel
merito delle scelte individuali e delle loro motivazioni, ma si spingono
anche a metterne in discussione addirittura la compatibilità con un
sistema costituzionale che invece tutela chiaramente tutti i soggetti
coinvolti nell’espletamento della pubblica funzione sanitaria.
Interessante questo sfogo da parte di un medico: http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2404
La
L. 194/78 è quindi una legge chiaramente ingiusta, già nella sua
ordinaria impostazione generale, ma soprattutto, in particolare, su
molte e più specifiche questioni, dall’aborto tardivo sostanzialmente
eugenetico simil-nazista (anche qui la salute psichica della madre è
mera foglia di fico e grimaldello di morte) all’incredibile
regolamentazione simil-cinese della pratica abortiva sulle minorenni
anche contro gli orientamenti della minore e della sua famiglia: http://www.federvitapiemonte.it/html/nav_Situazione_e_Prospettive.php
L’UNICA
VERA ALTERNATIVA ALL’ABORTO PROCURATO (A PARTE LA CONTINENZA
PRE-MATRIMONIALE E LA CASTITÀ POST-MATRIMONIALE; VISTO CHE NEI PAESI
COME LA FRANCIA, DOVE VIENE MAGGIORMENTE PROPAGANDATA LA CONTRACCEZIONE,
GLI ABORTI PROCURATI NON ACCENNANO A DIMINUIRE, E ANZI AUMENTANO):
VORREI
SINTETIZZARE QUI DI SEGUITO, A BENEFICIO DI MOLTE DONNE MAGARI
INDECISE, LA LEGISLAZIONE ITALIANA SUL PARTO SEGRETO E SULLA CONSEGUENTE
ADOZIONE DEL FIGLIO NON RICONOSCIUTO DALLA MADRE PARTORIENTE:
LA
SPIEGANO ALLE DONNE CHE CHIEDONO DI ABORTIRE? CAPITA ANCHE DI NO,
SECONDO QUESTA TESTIMONIANZA, DI UNA GIOVANE DONNA CHE HA “SCELTO” DI
ABORTIRE E CHE CI RACCONTA LA SUA DOLOROSISSIMA ESPERIENZA PERSONALE: http://www.preghiereagesuemaria.it/libri/Vivere%20o%20uccidere%20una%20vita%20-%20Testimonianza%20dettagliata%20di%20un%20aborto.pdf
Costituzione Artt. 2-3-31 co. 2
La
tutela della vita e della maternità impongono al legislatore anche la
tutela della riservatezza della donna che intende partorire nel segreto
senza riconoscere il proprio figlio.
Codice Civile, art. 250
La
donna incinta ha il diritto ad essere aiutata e informata sul fatto che
può partorire senza riconoscere il figlio e senza che il suo nome
compaia sull’atto di nascita. Il bambino quindi non avrà il suo cognome.
R.D.L. 798/27 art.9 – artt. 326 e 622 Codice Penale
La
donna ha il diritto ad una rigorosa protezione del segreto del suo
nome, qualora non voglia riconoscere il figlio partorito in segreto.
Risulta rigorosamente vietato rivelare il nome della madre che non
intende riconoscere il figlio. Coloro che per motivi d’ufficio sono
venuti a conoscenza del nome della madre, hanno il rigido divieto di
rivelare tale conoscenza e commettono reato se lo rivelano.
L. Bassanini II 127/97 art. 2 co. 1
La
dichiarazione di nascita è resa indistintamente da chi ha assistito al
parto, rispettando l’eventuale volontà della madre di non essere
nominata: la volontà della donna di non riconoscere il bambino, una
volta dichiarata, deve essere rispettata.
Legge Adozioni 184/83 artt. 11 e 22
Nel
caso in cui non risulti l’esistenza di genitori naturali che abbiano
riconosciuto il minore, il Tribunale per i Minorenni, senza eseguire
ulteriori accertamenti, provvede immediatamente alla dichiarazione dello
stato di adottabilità.
L’Autorità Giudiziaria, qualora il minore non sia riconosciuto dalla madre, non può fare ricerche sulla paternità del bambino.
Il Tribunale per i Minorenni vigila sul buon andamento dell’affidamento preadottivo.
Artt. 28-30 e ss. D.P.R. 396/00 Ordinamento stato civile
Le
dichiarazioni di nascita possono venir rese all’Ufficiale di stato
civile anche da parte dei sanitari. Quando non sono noti i genitori del
neonato, sia il nome sia il cognome viene imposto dall’Ufficiale dello
stato civile. L’eventuale volontà della madre partoriente in segreto di
non venir nominata dev’essere rispettata sia nelle dichiarazioni di
nascita sia negli atti dello stato civile.
Sentenza Corte Costituzionale n. 171/94
Qualunque
donna partoriente, ancorché da elementi informali risulti trattarsi di
coniugata, può dichiarare di non voler essere nominata nell’atto di
nascita.
In
conclusione, l’attuale mentalità abortista (o eutanasista) risulta
letteralmente allarmante e finirà inevitabilmente per comportare gravi
conseguenze di decadenza sociale!
Si
sta oramai diffondendo, anche grazie a certe inaudite pressioni
mediatiche (o cinematografiche) quella che ha oramai assunto quasi i
connotati di una “moda” della morte. La morte per i soggetti più deboli o
per i soggetti più scomodi è oramai una cultura capillarmente diffusa.
Chi si permette di contestarla viene isolato e avversato spesso in
maniera ideologica. Spesso i primi intolleranti sono coloro che si
riempiono la bocca di tolleranza. Com’è possibile tollerare questo
autentico genocidio silenzioso?
Abbiamo
dimostrato come queste enormi pressioni massmediatiche pro aborto e, di
conseguenza, col tempo, step by step, anche pro eutanasia, e più in
generale pro morte del soggetto debole in condizioni di minorata difesa,
non solamente risultino, a ben vedere, in insanabile contrapposizione
rispetto ai supremi principi costituzionali e in sostanziale violazione
di una Legge Fondamentale molto attenta all’effettivo riconoscimento dei
fondamentali diritti della persona umana, primo fra tutti quello alla
vita, ma anche il fatto che tali forzature del sistema non portino alcun
vantaggio sociale; finiscono anzi per giustificare anche legalmente e
quindi per instillare gradualmente in tutto il corpo sociale, sempre di
più, quella stessa svalutazione e quella stessa svalorizzazione, se non
proprio un vero senso di disprezzo diffuso e radicato, nei confronti del
diverso e del debole, secondo tendenze che, dopo l’esperienza nazista
(ma almeno in parte anche fascista), ci illudevamo fossimo oramai
riusciti a superare definitivamente.
Tutte
queste norme di cosiddetta “civiltà” e “libertà” risultano di fatto
finalizzate alla libertà assoluta e anzi all’egoista capriccio di un
singolo sempre più povero di valori, a scapito del prossimo, con
conseguente deresponsabilizzazione sociale dei singoli e incontrollabili
rischi per la stessa sicurezza in vita di tutti coloro che con loro
hanno rapporti. Oramai, il posto più pericoloso del mondo, per i
bambini, è divenuto l’utero materno. Se non c’è più responsabilità
sociale, non c’è più base non solamente per lo Stato sociale, ma alla
lunga per lo Stato stesso, che diventa un mero insieme di singoli,
scollegati tra loro, incapaci di rapportarsi, e quindi (tra l’altro)
incapaci (per esempio) di confrontarsi e ragionare (in campo politico)
sulle disposizioni che scendono dall’alto (ad esempio per la critica,
che forse qualche oscuro potentato vorrebbe debellare dal suo prototipo
di società “nuova”, sicuramente molto “democratica”).
La
responsabilità dei genitori verso i figli, in particolare, è la più
elementare delle responsabilità sociali. Questa libertà assoluta di
uccidere, che di fatto è deresponsabilizzazione totale, va davvero a
vantaggio della base popolare … oppure nasconde, in realtà, la sua
natura di veleno dolce (o meglio addolcito mediaticamente), per tutta la
nostra società?
Il
bersaglio finale di tutti questi attacchi è la famiglia, quale
fondamentale società naturale fondata sul matrimonio (si tratta di
oscure manovre anti-costituzionali, le quali, come già in precedenza
aveva iniziato la legislazione divorzista, puntano dritte a far saltare,
a mettere in discussione o quantomeno a svuotare completamente l’art.
29 della Costituzione, che non è confessionale e venne approvato persino
da Togliatti, poiché risultava, risulta e sempre risulterà, per diritto
naturale, semplicemente aderente all’insuperabile natura della persona
umana): pare proprio che a certi piani alti qualcuno sia giunto alla
conclusione che, in una società confusa, dove tutto sarà in discussione e
non ci saranno più legami saldi e duraturi, il vertice, magari occulto,
risulterà molto più agevolato nel suo imporsi massmediaticamente,
poiché avrà reso di fatto impossibile una riflessione che parta dal
basso e dalla base, su ciò che scende dall’alto per venirci imposto.
Il
fatto che ormai si faccia passare apertamente per accettabile e anzi
auspicabile il superamento della tutela rafforzata anche giuridica
addirittura della vita del più debole, e della vita nascente in
particolare, quasi tale colpo al cuore anche dell’ordinamento giuridico
fosse frutto di progresso sociale invece che indice di imbarbarimento
collettivo sulla pelle di innocenti che non possono difendersi, impone
doverosa preoccupazione e divulgazione militante, a chiunque di noi
voglia dirsi sinceramente libero dai condizionamenti che il nuovo regime
della morte istituzionalizzata vorrebbe imporre perfino alle nostre
coscienze.
Mi
sia consentito aggiungere, con particolare riferimento alla nostra
situazione regionale, la mia personale impressione secondo la quale non
si può non far notare come, pur in un Friuli che si è sempre radicato
sulle realtà locali dei suoi paeselli e sulla famiglia, si stia
ultimamente coagulando localmente, sempre di più, un tanto inspiegabile
quanto verticistico appoggio bipartisan, persino in caldo e delicato
periodo pre-elettorale, rispetto alle più varie iniziative o questioni
pro morte, che peraltro credo o almeno spero non sia particolarmente
sentito dalla nostra base popolare anche locale, che in questo periodo
di crisi economica nera ha ben altri problemi. Personalmente ritengo
tutto ciò semplicemente un altro esempio e un’ulteriore conferma di
quanto la politica partitica italiana finisca per ritrovarsi non
solamente aliena rispetto ai reali problemi della comune vita sociale ma
anche sempre d’accordo, addirittura bipartisan, quando si tratta di
attaccare un Friuli che non ha mai tollerato né mai tollererà,
semplicemente perché fondato sulle relazioni personali, sulla famiglia,
sui paeselli, sulle cose piccole, semplici, chiare, coerenti, forti,
stabili, durature. Chi odia queste cose, chi sogna grandi masse alienate
(ad es. dalla loro identità), inconsapevoli (ad es. delle loro
potenzialità), inermi (ad es. nell’elaborare soluzioni alternative a
quelle imposte dall’alto), succubi (ad es. delle loro pulsioni), chi
rappresenta grandi poteri economici (i quali, nel mondo, hanno sempre
sostenuto e ancor oggi sostengono dall’alto la pianificazione abortiva
generalizzata e legalizzata), chi sostiene grandi enti accentratori e
distanti dall’identità più profonda della nostra base popolare (es. le
cosiddette “macroregioni”), a maggior ragione attacca la famiglia e la
sua insostituibile funzione sociale, fondata proprio sulla trasmissione
della vita e dei nostri valori, anche per distruggere così l’anima più
autentica dell’odiato (e da noi amato) Friuli, che invece noi
difenderemo, come sempre, anche su questo fronte bioetico.
Il
popolo friulano va salvato prima di tutto a livello fisico, prima
ancora che a livello identitario, linguistico o culturale (campi, questi
ultimi, nei quali noi, ad ogni buon conto, non ci tiriamo certo
indietro www.furlan.eu).
Anche se il Friuli, quanto ad aborto procurato, segue la media
nazionale sulla popolazione ivi residente, dovremmo considerare prima di
tutto che stanno comunque maciullando tantissimi nostri bambini,
privandoci così, oramai da trent’anni a questa parte, di chi avrebbe
potuto essere il nostro futuro !!!
Abbiamo
colto quest’occasione per dare una mano anche agli italiani, nonostante
siano davvero molti coloro che, in tutta Italia, si impegnano
nell’impari lotta, del tutto priva di qualsiasi appoggio mediatico,
contro la “cultura” della morte, mentalità sempre più diffusa nella
nostra società, con nefasti effetti, sempre più capillari, non solamente
filosofici, etici o morali, ma anche propriamente sociali: http://www.federvitapiemonte.it/html/nav_Dopo_trentanni_di_194_La_Cultura.php
CONCLUSIONE OPERATIVA E SPERO INCISIVA:
NON POSSIAMO RIMANERE INDIFFERENTI; LA STORIA CI GIUDICHERÀ SEVERAMENTE
Tutte
queste questioni di legittimità costituzionale della L. 194/78 non sono
mai state organicamente e sistematicamente sollevate per il semplice
motivo che la stessa legge sostanzialmente assassina di cui ci stiamo
occupando ha introdotto delle procedure che non prevedono mai la nomina
di un difensore d’ufficio all’innocente concepito. Noi non abbiamo
proprio potuto far finta di nulla e non rimediare a questa incredibile
ingiustizia. Siamo in buona compagnia: http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2412
Le prospettive di riforma dell’attuale legislazione italiana in tema di aborto procurato risultano alquanto variegate: http://difendilavita.altervista.org/aborto_ordinamento_giuridico.html
Qualsiasi proposta di riforma legislativa della L. 194/78 non incontra mai i favori della stampa http://www.alleanzacattolica.org/indici/articoli/mantovanoa177.htm ; sembra quasi che la legge sull’aborto attualmente vigente in Italia stia diventando una specie di dogma laico, o laicista.
In
considerazione dell’atteggiamento prima innovativo (in tema di aborto
procurato) e poi conservativo (quando si tratta di tutela della vita del
concepito) più volte manifestato anche da parte della stessa Corte
Costituzionale, ad esempio con la recente Ordinanza 196/12, riteniamo
che l’unica via per quantomeno tentare di impedire che la Repubblica
Italiana eguagli, se non altro quantitativamente, i SEI MILIONI della
Germania nazista, in questo nuovo olocausto dei bambini non nati, sia
quella referendaria (attualmente riproponibile, ex L. 352/70). Vi è già
un comitato impegnato su questo fronte, e riteniamo vada sostenuto in
tutti i modi: http://no194.org/
La
soluzione referendaria non è l’unica iniziativa normativa necessaria,
poiché può innovare l’ordinamento attualmente vigente solo in negativo,
mediante abrogazione; è urgente che la L. 194/78 venga non solo
radicalmente abrogata (con la sola eccezione, necessariamente
provvisoria vista l’irrisorietà delle pene comminate, delle disposizioni
finali che prevedono ancor oggi i delitti d’aborto), ma anche
sostituita al più presto da nuove leggi penali draconiane, almeno per il
futuro (le nuove disposizioni di legge penale, se incriminatrici o
aggravatrici, sono necessariamente irretroattive: art. 25 Cost.), che
siano davvero contro l’aborto sempre e comunque, poiché solamente pene
severissime potranno garantire effettiva giuridicità al riconoscimento
dell’embrione qual è per natura, ovverosia vera e propria persona umana
in atto, tale e quale rispetto a noi, che non abbiamo alcun diritto su
di lui o su di lei, sol perché si trova nella fase iniziale della sua
esistenza. Non escludo infine l’utilità di ulteriore legislazione, a
completamento di questo nuovo quadro normativo interdisciplinare, volta
per esempio alla riforma dell’art. 1 del Codice Civile, che riconosca
espressamente e indiscutibilmente quantomeno il diritto di ogni
concepito a nascere.
Lo
Stato deve anzitutto revocare l’attuale licenza di uccidere i bambini
concepiti o anche solamente alcuni bambini concepiti, perché TUTTI hanno
il diritto fondamentale, indisponibile, inalienabile, imprescrittibile
anzitutto alla vita.
E
poi lo Stato dovrebbe anche investire quello che spende in centinaia di
cacciabombardieri supersonici per il razionale ed effettivo sostegno
all’infanzia e alle famiglie numerose, secondo principi di uguaglianza
sostanziale.
I
Parlamentari di buona volontà, anche se laici, non possono lasciare ai
soli cattolici l’onere e l’onore di difendere la vita umana, che è di
tutti, mentre i Parlamentari che si dicono cattolici dovrebbero vigilare
maggiormente affinché il loro agire (o non agire) non ceda mai a tanto
facili quanto ingiusti compromessi con la mentalità di questo mondo, che
spesso nasconde molto semplicemente il sottile sibilare della lingua
biforcuta del diavolo, feroce e crudele drago apocalittico che cerca
sempre di divorare i bambini non ancora nati (per chi ancora crede in
quella che dovrebbe essere indiscutibile verità cattolica, rilevante dal
punto di vista sia dogmatico sia morale). La tormentata storia della
fin troppo facile approvazione della L. 194/78 dovrebbe insegnare molto
ai nostri politici, spesso imbelli e attaccati alla propria poltrona,
per esempio a non ripetere più certi gravissimi errori, che hanno
segnato la morte di milioni di deboli esseri innocenti, che avrebbero
ben meritato diversa e maggiore protezione da parte di uno Stato che
davvero, al di là degli slogan, voglia dirsi effettivamente moderno,
civile, solidale, umano, rispettoso della persona umana e dei suoi
diritti: http://difendilavita.altervista.org/aborto_25_anni_vergogna.html (oltremodo significativa storia dei cedimenti che hanno permesso l’approvazione e l’entrata in vigore della L. 194/78) e http://www.fuocovivo.org/MOVIMENTO/storiadell’aborto.htm (storia dell’aborto anche in altri Paesi) e http://difendilavita.altervista.org/aborto_legale_fallimento.html (terribile bilancio applicativo L. 194/78) e http://www.federvitapiemonte.it/html/nav_I_numeri.php (interessante valutazione non solo statistica sui numeri dell’aborto procurato in Italia).
Perfino
di fronte a questo quadro, alcuni movimenti per la vita di ispirazione
“cattolica” stanno iniziando a fare qualche sconto in tema di aborto: http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2420
Bisogna assolutamente infrangere questo vero e proprio tabù laico e anzi laicista della L. 194/78: http://www.federvitapiemonte.it/html/nav_La__194_e_i_pro_life.php
Fate presto: ogni giorno che passa vengono maciullati circa trecento e più futuri cittadini italiani !!!
Solo l’ignoranza e la deformazione mediatica hanno potuto produrre una simile mostruosità !!!
Il sonno della ragione genera mostri !!! www.abortoeragione.it
Ci
sono più che valide ragioni per una legislazione penale assolutamente
restrittiva e repressiva, che sia davvero contro l’aborto sempre e
comunque, per la stessa dignità dell’umanità: http://difendilavita.altervista.org/questioni_riguardo_chi_contesta.html
La
propaganda di Goebbles è ancora viva; tu ragiona con la tua testa, caro
lettore o cara lettrice: tu che hai letto questo mio scritto, tu che
hai a disposizione tutto questo materiale di documentazione e di
approfondimento, non potrai mai più dire che non sapevi, e anzi ti
invito a guardare qui sotto le foto e i video dei nostri bambini
maciullati, perché non ancora nati, nei pubblici ospedali che avrebbero
dovuto curarli, e ciò a spese del contribuente anche se contrario
all’aborto.
Caro
lettore o cara lettrice, d’ora in poi potrai solamente o aggravare la
tua responsabilità oppure unirti a noi in questa sacrosanta lotta morale
della retta coscienza (e anche spirituale, per chi cammina nella luce
della fede), per la vita, per la dignità, per l’uguaglianza di TUTTI.
ETSI
OMNES, EGO NON (era il motto della resistenza tedesca al nazismo):
anche se tutti (si uniformassero alla mentalità della dittatura della
morte), io non (lo farò mai, ad ogni costo) !!!
E adesso sparatemi pure !!! Qui, al petto !!! Beate le anime che si offrono in olocausto !!!
Chiedo a tutti di far girare quanto più possibile questo contributo, per superare ogni censura.
Affido questo lavoro alla protezione dei Santi Arcangeli che oggi festeggiamo nella gloria di Dio.
CONSIGLIO ALCUNI LINK INTERNET SULL’ABORTO PROCURATO
OLTRE A QUELLI GIÀ INDICATI SOPRA
La verità rende liberi
LINK LAICI
http://comitatoveritaevita.docvita.com/ sito a difesa della vita
http://www.mimep.it/template.php?pag=50202 video sulla natura umana dell’embrione
http://www.youtube.com/watch?v=s258429uhYE famoso video sull’urlo silenzioso
http://www.youtube.com/watch?v=7z_B8un0hSk&feature=related ecografia di un aborto
http://www.youtube.com/watch?v=U9_mo0CCVgk video sconvolgente su un aborto
http://digilander.libero.it/avemaria78/aborto__il_grido_silenzioso.htm foto sconvolgenti sull’aborto
http://www.youtube.com/watch?v=rJupoL-QH2I video molto popolare sull’aborto
http://www.youtube.com/watch?v=v-B-qB2_U9w video su “contraccettivi” di emergenza (I parte)
LINK CATTOLICI
http://www.vatican.va/holy_father/paul_vi/encyclicals/documents/hf_p-vi_enc_25071968_humanae-vitae_it.html Humanae Vitae di Paolo VI
http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_25031995_evangelium-vitae_it.html Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19741118_declaration-abortion_it.html Dichiarazione Vaticana sull’aborto procurato
http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_20090711_aborto-procurato_it.html caso bambina brasiliana
http://it.cathopedia.org/wiki/Aborto_procurato voce sull’aborto di una enciclopedia cattolica
http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p3s2c2a6_it.htm
dal Catechismo della Chiesa Cattolica: Sesto Comandamento unica vera
prevenzione dell’aborto procurato: l’eros neopagano porta
inevitabilmente a thanatos, poiché chiede nuovamente sacrifici umani di
piccoli innocenti ai nuovi idoli di oggi; solo l’amore cristiano vissuto
nella continenza pre-matrimoniale e nella castità post-matrimoniale ci
potrà salvare
http://www.adorto.com/ movimento nazionale per la famiglia e la vita
www.bastabugie.it bel sito di apologetica cattolica con una ricca rubrica sull’aborto
http://piccolimartiri.blogspot.it/ blog femminile cattolico anti-aborto
http://difendilavita.altervista.org/ blog cattolico a difesa della vita con molto materiale interessante
http://www.alleanzacattolica.org/idis_dpf/voci/a_aborto_ivg.htm approfondimento sintetico
LINK A CONTENUTO MISTO
http://www.sandrodiremigio.com/blog/aborto_embrione_ivg_omicidio.htm interessante miscellanea sull’aborto procurato
http://www.sandrodiremigio.com/blog/aborto_foto.htm interessante raccolta multimediale sull’aborto procurato
http://www.youtube.com/watch?v=AKztjBZ6bm0
interessantissimo video-testimonianza di una bambina che sopravvive
all’aborto procurato, nasce, cresce e ci racconta la sua storia
http://www.federvitapiemonte.it/html/home.php Federvita Piemonte
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